Il 15 settembre 2022 è stato completato l’aggiornamento The Merge di Ethereum: la blockchain è finalmente passata (dopo 6 anni di sviluppo) al meccanismo di consenso Proof-Of-Stake, abbandonando a tutti gli effetti il più dispendioso algoritmo Proof-Of-Work.
Inoltre, il 12 aprile scorso è stato rilasciato l’aggiornamento Shangai che ha permesso di prelevare gli ETH messi in staking dai depositors sulla Beacon Chain, bloccati dal dicembre 2020.
Possiamo quindi dire che Shangai ha di fatto reso Ethereum una blockchain Proof of Stake al 100%, rendendo disponibili anche i prelievi dei fondi bloccati.
Il Merge di Ethereum è stato un avvenimento importantissimo per tutto il mondo cripto ed è stato seguito attentamente anche da chi è appassionato di altre blockchain, compresi noi di Casa Cardano.
La domanda che quindi ci è sorta spontanea è: che differenza c’è tra lo staking di ETH su Ethereum e lo staking di ADA su Cardano? In questo articolo andiamo ad analizzare e commentare tutte le differenze in modo dettagliato, per comprendere quale delle due chain fa al caso nostro se vogliamo generare una rendita passiva da staking sfruttando le nostre coin.
Ripassino veloce sullo staking
Nelle blockchain, ogni operazione deve essere confermata da diversi nodi prima di essere approvata. Esistono due metodologie di funzionamento della blockchain, Proof-of-Work e Proof-of-Stake. Nel primo caso, le transazioni richiedono la risoluzione di complessi calcoli matematici e richiedono molta potenza di calcolo e energia elettrica: questo è l’algoritmo utilizzato da bitcoin. Nel secondo caso, il processo si basa sulla validazione delle transazioni da parte dei validatori, che devono “bloccare” le loro criptovalute in staking per ricevere le ricompense. Lo staking consiste proprio nel “bloccare” una criptovaluta in un deposito specifico, contribuendo così al processo di validazione e rendendo la blockchain più stabile, sicura e performante. Quest’ultimo è il meccanismo adottato da Ethereum e Cardano. Ogni blockchain ha però (o per fortuna!) il suo modo di implementarlo, e ciò porta a delle differenze sostanziali che possono rendere l’una o l’altra quella più adatta alle nostre esigenze. Andiamole ad elencare.
Staking pools
Le staking pools sono le soluzioni di staking più popolari proprio per la loro semplicità di utilizzo: l’unica cosa che dobbiamo fare per fare staking in una staking pool è avere i nostri ETH o ADA nel wallet e approvare una transazione. Niente di più, niente di meno.
Tuttavia, le differenze tra le due blockchain sono sostanziali:
- minimum required: il quantitativo minimo richiesto per fare staking di ETH dipende dalla pool che scegliamo, essendo questo un ente centralizzato. RocketPool ad esempio richiede 0.01 ETH, ma ricordiamo che è necessario anche pagare le gas fee.
Per Cardano il minimo requisito è di 1 ADA (ed è dovuto al modello UTXO).
- rendimento: fare staking di ETH ha un rendimento di circa 4.8% l’anno, mentre per Cardano siamo intorno al 3.7%.
- smart contract: su rete Ethereum lo staking viene controllato dallo smart contract della pool. Questo vuol dire che dovremo bloccare i nostri ETH all’interno dello smart contract per tutto il periodo in cui vogliamo fare staking, e gli ETH quindi non saranno più presenti nel nostro wallet.
Su Cardano invece lo staking è nativo ed è soprattutto liquido: nessuno smart contract vincola i nostri ADA, che non saranno bloccati e non lasceranno mai il nostro portafoglio. Questa è la soluzione più sicura. Ad essere in staking su Cardano è il portafoglio stesso: infatti, ogniqualvolta compriamo ADA da un Exchange e li trasferiamo sul wallet, questi vanno automaticamente in staking. Inoltre, proprio per la liquidità dello staking, noi siamo in controllo dei nostri ADA in qualsiasi momento, e possiamo utilizzarli in DeFi, spostarli su un altro wallet o addirittura venderli senza dover fare operazioni complicate. - centralizzazione: lo staking su Ethereum è una soluzione assolutamente custodial. Gli ETH infatti vengono completamente affidati ai gestori delle staking pool (che sono entità terze!), e se queste vengono hackerate (un punto debole potrebbe essere proprio lo smart contract) o si comportano in modo malevolo, noi perderemo tutti i nostri fondi.
Su Cardano invece lo staking è sicuro al 100%. Ebbene sì, non c’è nessun rischio nel fare staking in una staking pool su Cardano, proprio perchè i nostri ADA sono sempre in nostro possesso.
Se le pool vengono hackerate, gli hacker non avranno comunque l’accesso al nostro wallet. - slashing: questa è un’altra differenza sostanziale tra le due blockchain. Lo slashing è un meccanismo di “punizione” per tutti i gestori delle pool che si comportano in modo malevolo o compiono degli errori, ad esempio mandando offline la loro pool. Se ciò avviene, una parte dello stake (quindi l’investimento iniziale) viene confiscata: anche i delegatori della pool sono quindi a rischio. Questo avviene sulla blockchain di Ethereum, ma non in quella di Cardano. Su Cardano infatti, se uno stake pool operator va offline o si comporta in modo malevolo, la pool non valida le transazioni e l’unica cosa che si perde è la possibilità di guadagnare ricompense: il nostro investimento iniziale è sempre al sicuro. In più, ricordiamo che è possibile cambiare pool di staking in qualsiasi momento.
- commissioni: al momento, mettendo in staking ETH su una stake pool andiamo a pagare circa il 10% di commissioni. Per quanto riguarda ADA, le uniche fee da pagare al momento della delega sono i 2 ADA di deposito che vengono restituiti al momento dell’unstake e 0.17 ADA per la firma della transazione. Inoltre, ogni pool applica una piccola commissione per i propri servizi, che viene prelevata dalle ricompense totali. Di solito, le percentuali sono più basse del 5% (ricordiamo che EASY1 applica solo l’1% di commissione).
- liquid staking: alcune piattaforme di staking (ad esempio LIDO o RocketPool, che sono le più famose) su Ethereum restituiscono ai loro delegatori dei token derivati rappresentativi degli ETH depositati: nel caso di LIDO abbiamo stETH (staked ETH), che non è altro che un token wrappato in rapporto 1:1 con ETH. In questo modo i delegatori possono comunque usufruire delle opportunità dell’ecosistema DeFi attraverso questi nuovi token, se sono supportati dai vari mercati secondari. Ovviamente, sarà poi necessario restituire tutti gli stETH per recuperare gli ETH depositati nelle pool di staking.
Questo in realtà avviene anche su Cardano, ma in un modo sostanzialmente diverso: non durante lo staking, ma quando andiamo ad operare in DeFi. Prendiamo come esempio gli ADA depositati su Indigo per mintare un iAsset o su Liqwid Finance per fare lending: nonostante questi siano a tutti gli effetti nel protocollo, continuano a generare ricompense da staking. In particolare, su Indigo non viene generato alcun nuovo token, mentre Liqwid resituisce ai lenders i token qADA, che possono quindi essere utilizzati per generare altri flussi di capitale in entrata.
Diventare un validatore
Se possediamo l’hardware e le giuste conoscenze di informatica, potrebbe venirci in mente di metterci completamente in gioco e settare da 0 il nostro nodo validatore, per partecipare attivamente alla messa in sicurezza della rete e mintare i nuovi blocchi, venendo di fatto ricompensati.
Questa è infatti la soluzione più sicura, essendo non custodial, e decentralizzata possibile da attuare su rete Ethereum.
Se vogliamo semplificarci la vita possiamo anche optare per dei nodi pre-configurati, acquistando di fatto l’hardware o il server in cloud già pronto (come AVADO o Launchnodes), oppure possiamo utilizzare l’opzione Validator-as-a-service, di fatto consegnando le validation-keys a terzi che si occupano della validazione vera e propria.
L’unica pecca che presentano tutte queste soluzioni è la barriera non indifferente presente all’ingresso: per metter su un nodo Ethereum 2.0 avremo infatti bisogno di ben 32 ETH, che al prezzo attuale sono circa 55k EUR.
Per mettere su una pool di staking su Cardano invece vengono richiesti solo 500 ADA, che corrispondono a meno di 185 EUR. Inoltre, questi 500 ADA possono essere ritirati quando e se si sceglie di ritirare la stake pool.
Ci rendiamo conto quindi che diventare un validatore su Ethereum è molto proibitivo e rischia di diventare un business per ricchi, con il pericolo di rendere meno sicuro e decentralizzato il network.
In più, il meccanismo di slashing rischia di disincentivare i validatori, a causa della possibilità di perdere i loro ETH.
Lo staking in numeri
Le ultime differenze che analizzeremo ora sono quelle quantitative. Partiamo con Cardano.
Su Cardano sono attive più di 3000 stake pool e gli ADA messi in staking sono circa il 70% del circolante.
Come su Ethereum, una singola entità può operare più nodi: queste entità sono dette multi-pool operators.
Possiamo osservare da questa immagine che il 26% delle pool su Cardano sono single-pools, mentre AVENGERS e BINANCE detengono rispettivamente l’8 e il 6% dello stake totale (Binance opera 62 pool diverse).
La decentralizzazione viene misurata attraverso il coefficiente di Nakamoto o MAV (Minimum Attack Vector), che rappresenta il numero di attori malintenzionati che sono necessari per distruggere la rete con un attacco al 51%: più alto è questo numero, più decentralizzata e quindi sicura è la rete. Per Cardano, il MAV è attualmente pari a 31.
Su Ethereum le statistiche sono queste:
Come vediamo solo il 15% del circolante degli ETH è messo in staking. Di questo, il 34% è concentrato sulla piattaforma di Lido Finance, che di fatto rischia concretamente di centralizzare il potere.
I gruppi più grandi di staking di ETH sono proprio Lido Finance e gli Exchange centralizzati (Coinbase, Kraken e Binance).
Con questi numeri, il MAV di Ethereum si aggira intorno a 3.
Conclusioni
Come abbiamo potuto notare, lo staking di Ethereum presenta delle caratteristiche che fanno storcere il naso a molti: la barriera dei 32 ETH per i nodi, la conseguente centralizzazione, l’utilizzo di smart contract, la necessità di appoggiarsi a enti terzi e lo slashing sono solo alcuni di questi.
Inoltre, per ora, i numeri dello staking su Ethereum sono ancora molto bassi. Ovviamente siamo ancora agli inizi e la nostra speranza è quella di vedere il prima possibile l’allineamento delle statistiche di Ethereum 2.0 alle altre blockchain Proof-of-Stake: già dall’aggiornamento Shangai infatti gli ETH messi in staking sono più di quelli ritirati.
A livello di funzionamento tuttavia, la superiorità dello staking di Cardano è evidente. Accessibile, sicuro, efficiente, decentralizzato, liquido: lo staking di ADA presenta tutte le caratteristiche che dovrebbero essere quelle della Blockchain PoS per eccellenza.
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